Domande Frequenti
Ho riunito in questo elenco una serie di domande che mi sono state poste di frequente nella mia carriera. È normale che i pazienti abbiano domande all'inizio del percorso con un Psicologo clinico qualificato, e io incoraggio questa curiosità. Qui troverete alcune risposte alle domande più frequenti. Se non riuscite a trovare ciò che cercate, non esitate a contattarmi.
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Prima di rispondere a queste domanda è necessario un chiarimento, a mio parere, fondamentale. Andare dallo Psicologo non vuol dire essere "matti" o "svitati", ma avere il coraggio di chiedere aiuto a fronte di una situazione che non riusciamo a risolvere e che ci sta condizionando sensibilmente la vita. Tutto per raggiungere un unico scopo: stare meglio e riprendere in mano la nostra vita. Eliminare questo pregiudizio è di incredibile importanza per la società odierna.
Quando rivolgersi ad uno Psicologo?
Fermo restando che chiunque può decidere di andare da uno psicologo per un qualsiasi motivo che gli reca un disagio significativo, ecco alcune delle situazioni più comuni per la quali è consigliato il supporto di uno psicologo:
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- Ritrovare serenità;
- Favorire una crescita personale;
- Crisi temporanee;
- Per dipanare dinamiche e difficoltà affettive, sociali, familiari, relazionali, scolastiche, lavorative;
- Per uscire da situazioni di stallo/blocco;
- In caso di lutti e/o eventi traumatici;
- Quando la sintomatologia (Ansia, stress, depressione, ecc..) aumenta progressivamente di intensità e reca disagio significativo alla propria vita sociale, familiare e lavorativa;
- Per liberarsi da eccesso di ansia, stress, impulsi, pensieri, paure, difficoltà , idee e sentimenti negativi (tristezza, idee fataliste sul futuro, paure irrazionali);
- Per migliorare il nostro livello di consapevolezza e di autostima.
Come inizia una terapia?
Quando vedo un/una paziente per la prima volta, la prima cosa che faccio è chiedere di raccontarmi cosa lo/la ha portata ad essere lì proprio in quel momento della propria vita: solitamente si nota la presenza di eventi scatenanti che hanno causato dolore e fatica, hanno scatenato l’esordio di un sintomo, oppure hanno acceso la consapevolezza di avere bisogno di un aiuto. Spesso emerge come, al di là dell’evento attuale scatenante, ci siano dei “precursori” nella storia, ovvero dei momenti in cui il soggetto ha sperimentato stati d’animo simili a quelli attuali.
Ci saranno quindi dei primi incontri (mediamente 2/3) che serviranno sia al terapeuta che al/alla paziente al fine di raccogliere le informazioni necessarie. Il paziente avrà modo di capire e confermare il proprio interesse ad intraprendere un percorso terapeutico, mentre il terapeuta avrà modo di ottenere un quadro più completo della situazione riportata dal/dalla paziente stessa. In seguito, per dare così inizio alla terapia vera e propria, paziente e terapeuta concorderanno gli obiettivi specifici e generali della terapia, costruendo così un'alleanza e cominciando il loro lavoro insieme.
Quanto dura una terapia?
La durata di una terapia è una delle domande che, solitamente interessano di più le persone. Se volessimo circoscrivere la durata della terapia in modo più generale, potremmo dire che di solito la durata si aggira tra qualche mese e 1 anno. Fornire però una durata esatta della terapia non è per niente semplice, in quanto vi sono molteplici fattori che possono influenzare la durata della terapia stessa:
- la motivazione della persona;
- il rispetto della frequenza degli incontri da parte del paziente e del terapeuta;
- la costruzione di una buona alleanza terapeutica;
- l'entità del/dei problema/i riportati dalla persona che giunge in terapia.